Carla Benvenuto

Potrà sembrarle offensiva la considerazione che almeno i soldi della NASPI poteva conservarli per far fronte ad esigenze più importanti, piuttosto che destinarli, improvvidamente, a pagare per un inadempimento di cui sembra essere incolpevole, sia per quanto riguarda l’origine del debito sia per quanto riguarda la causa che ha, inevitabilmente, condotto all’omesso rimborso (licenziamento). Non è mia intenzione assolutamente mancarle di rispetto: se avrà questa impressione, me ne scuso fin d’ora.

Lei conclude il suo intervento con un saggio, ed eticamente corretto, augurio Con la speranza di riuscire nel più breve tempo possibile a riprendere a pagare le rate (perché ciò significherebbe un nuovo collocamento lavorativo).

Se riuscirà a trovare il lavoro che merita, e glielo auguro di cuore, stia attenta a non lasciarsi più condizionare psicologicamente dalle telefonate pressanti ed insistenti degli addetti al recupero crediti.

Qualora il piano di rientro che le sarà offerto non preveda un abbattimento cospicuo del debito (accordo transattivo a saldo stralcio) e qualora le rate mensili non risultassero sostenibili, dovrà gioco forza rinunciare alla soluzione stragiudiziale di composizione del contenzioso ed attendere una eventuale azione esecutiva (pignoramento dello stipendio). Le potranno portar via, al massimo, il 20% della busta paga calcolata al netto degli oneri fiscali e previdenziali. Non di più, anche se fossero cento i creditori che la trascinassero in tribunale (ma, vedrà non ce ne sarà nemmeno uno).

Nel frattempo, interrompa i contatti non dopo aver comunicato chiaramente che è disoccupata e nullatenente e che, dunque, non c’è più trippa per gatti!

Se, invece, vuole divertirsi un po’ chieda all’ultima arrivata, la Fire, la documentazione che serve ad accertare chi sia il creditore titolato a riscuotere. Non è che il debitore possa pagare al primo che chiama al cellulare. E, sia chiaro, la Fire deve ricostruire l’intera filiera di cessioni da Unicredit a Cribis CM, da Cribis CM a Maran spa, da Maran spa a Fire. Senza questa documentazione il debitore non può pagare, anche se volesse, ed in assenza di tali carte, nemmeno potrebbe essere chiesto un decreto ingiuntivo in Tribunale da parte del creditore.

In più, la Fire è obbligata ad esibirle – su specifica richiesta da inoltrare, semmai, con raccomandata AR – anche l’estratto conto cronologico della sua attuale esposizione debitoria: deve dimostrare, cioè, come si sia pervenuti dall’importo iniziale dovuto ad Unicredit a quello attualmente preteso: si tratta di un conteggio che andrebbe comunque presentato al giudice per chiedere ed ottenere un decreto ingiuntivo nei confronti del debitore: non è che uno si alza al mattino, chiama il debitore e gli spara la prima cifra che gli passa per la mente. Anche perchè, il debitore ha tutto il diritto di controllare non solo l’importo dovuto, ma anche gli interessi moratori applicati che non possono sconfinare nell’usura.

Non spenda altri soldi per avvocati: non ne ha assolutamente bisogno, anche qualora le pignorassero lo stipendio. Se le chiamate si fanno insistenti ed offensive, minacci l’interlocutore di segnalare la cosa alla stessa Fire ed all’Autorità Giudiziaria Ordinaria (AGO – in pratica denuncia di vessazioni e stalking a Polizia di Stato o Carabinieri). Il creditore può legittimamente interagire con il debitore esclusivamente tramite comunicazioni scritte spedite con raccomandata AR, a meno che il debitore non acconsenta, esplicitamente, ad altro tipo di approcci. Una segnalazione all’AGO potrebbe costare alla Fire il ritiro della licenza per esercitare l’attività di recupero crediti che è rilasciata (e vigilata) dalla questura territorialmente competente per il luogo ove la società ha sede legale.


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