Stalking e molestie tramite facebook verso l’ex coniuge
Lo stalking è reato che sussiste anche per le molestie veicolate tramite Facebook.
Secondo la Corte di Cassazione commette il reato di stalking (più precisamente di "atti persecutori") chi perseguita il proprio ex con messaggi minacciosi, anche se questo avviene tramite Facebook (Cassazione, sentenza del 30.08.2010, numero 32404).
In particolare la Corte ha affermato che le molestie caratterizzanti la condotta tipica del delitto di atti persecutori possono essere integrate attraverso il reiterato invio alla persona offesa di sms e di messaggi di posta elettronica o postati sui cosiddetti “social network” (ad esempio “facebook”), nonchè con la divulgazione attraverso questi ultimi di filmati ritraenti rapporti sessuali avuti con la medesima.
Ricordiamo con Wikipedia che lo stalking è un termine inglese che indica una serie di atteggiamenti tenuti da un individuo che affligge un'altra persona, perseguitandola e ingenerandole stati di ansia e paura, che possono arrivare a comprometterne il normale svolgimento della "quotidianità".
Questo tipo di condotta è penalmente rilevante in molti ordinamenti; in quello italiano la fattispecie è rubricata come atti persecutori (articolo 612 bis del Codice penale) riprendendo una delle diverse locuzioni con le quali è tradotto il termine stalking. Il fenomeno è anche chiamato sindrome del molestatore assillante.
La persecuzione avviene solitamente mediante reiterati tentativi di comunicazione verbale e scritta, appostamenti e intrusioni nella vita privata.
Lo stalking, che può nascere come complicazione di una qualsiasi relazione interpersonale, è, in generale, un modello comportamentale che identifica intrusioni costanti nella vita pubblica e privata di una o più persone.
Il persecutore o stalker può essere un estraneo, ma il più delle volte è un conoscente, un collega, o un ex-compagno o ex-compagna che agisce spinto dal desiderio di recuperare il precedente rapporto o per vendicarsi di qualche torto subito. In altri casi ci si trova invece davanti a persone con problemi di interazione sociale, che agiscono in questo modo con l'intento di stabilire una relazione sentimentale imponendo la propria presenza e insistendo anche nei casi in cui si sia ricevuta una chiara risposta negativa.
Meno frequente il caso di individui affetti da disturbi mentali, per i quali l'atteggiamento persecutorio ha origine dalla convinzione di avere effettivamente una relazione con l'altra persona. Questi soggetti manifestano cioè sintomi di perdita del contatto con la realtà e sette volte su dieci hanno un’organizzazione di personalità "borderline". Solitamente questi comportamenti si protraggono per mesi o anni, il che mette in luce l'anormalità di questo genere di condotte.